L'incusione a scuola:rivoluzione copernicana
“La scuola è inclusiva quando sa leggere e riconoscere i bisogni dei suoi alunni, le differenze che li caratterizzano, quando può disporre di strumenti e risorse concreti da utilizzare nella progettazione e nella realizzazione di interventi che garantiscono il successo formativo di ognuno” (UNESCO 1994). Questa definizione ben chiarisce la portata rivoluzionaria del cambiamento in atto nella scuola ormai da diversi anni che segna il passaggio da un’ottica di integrazione ad un’ottica di inclusione. Infatti, se l’integrazione tende ad identificare uno stato, una condizione, l’inclusione piuttosto rappresenta un processo, una filosofia dell’accettazione, ossia la capacità di formare una cornice dentro cui gli alunni - a prescindere da abilità, genere, linguaggio, origine etnica e culturale - possano essere valorizzati, trattati con rispetto e forniti di uguali opportunità a scuola. Pertanto, se generalmente la progettazione didattica del docente è calibrata su un ipotetico studente medio, l’Universal Design for learning propone che non siano più gli alunni a doversi adattare al curricolo, ma i curricoli ad adattarsi a tutti gli alunni. La scuola italiana da sempre è particolarmente sensibile alla tematica dell’inclusione; così si legge nell’art. 1 del Dlgs. 66/2017, che è l’ennesimo fra gli ultimi riferimenti normativi propri di un percorso che, a partire dalla legge 104 del 1992, ha posto al centro l’alunno: Inclusione è lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno nel rispetto del diritto all’autodeterminazione e all’accomodamento ragionevole nella prospettiva della migliore qualità della vita. Esso esprime l’idea di un progetto a lungo termine che fa suo il traguardo che a livello europeo viene ribadito nell’obiettivo 4 dell’Agenda 2030 del 2015: “Garantire un’istruzione di qualità equa e inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti”. L’inclusione richiede la messa in opera di un insieme di azioni che attivano processi in cui sono coinvolti molti attori: - formazione e gestione inclusiva della classe, - costruzione di curricoli inclusivi che prevedono strategie metodologiche inclusive, - documenti ufficiali che progettano e documentano la qualità inclusiva della scuola (PTOF, PAI, PDP, RAV, PdM, Protocollo di Accoglienza…) - formazione ai docenti per promuovere la consapevolezza che la propria professionalità è condizione indispensabile ed insostituibile per una scuola inclusiva, - informazione e coinvolgimento delle famiglie e del territorio (Enti locali, ASL, associazioni…) E’ vero che i primi beneficiari di questo processo sono certamente gli alunni con disabilità, con difficoltà e/o disturbi di apprendimento (BES), ma esso si rivela prezioso anche per tutti gli altri, perché l’inclusione permette di collocare le differenze in un progetto educativo più ampio in cui ognuno può trovare spazio e attenzioni con l’apporto di scuola, famiglia, territorio. Ed è proprio l’inclusione delle differenze il tema di vita scolastica che, ancora oggi, movimenta di più il mondo degli insegnanti. La conformazione che le classi presentano rispecchia la complessità sociale odierna e, rispetto al passato, risulta certamente più articolata e pluralistica. Nelle classi la presenza di alunni con disabilità certificata è una realtà variegata; inoltre, accanto a questi, sono presenti anche allievi con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), con situazioni psicosociali e/o familiari problematiche, ragazzi con comportamenti complessi da gestire, o figli di stranieri. Sembra quasi che, in questo scenario di difficoltà, l’inclusione sia l’unico catalizzatore di sforzi di cambiamento, di tentativi per rendere più significativa la didattica, il lavoro scolastico, l’emozione della relazione e dell’apprendimento. La diversità, ancora oggi, è il fulcro di un movimento evolutivo di qualità, certo difficoltoso, problematico, sofferto, ma reale. La continua e incessante ricerca di qualità dell’inclusione è, in realtà, la ricerca di una qualità del fare scuola quotidiano per tutti gli alunni. L’alunno “diverso” interroga ogni giorno e ogni giorno chiede qualità.